Tutti i lunedì
dalle 20.30 alle 22.30
da ottobre 2025 a giugno 2026
con Antonella Civale e Danilo Turnaturi
Leggere a voce alta è come seminare. Attraverso le parole, le pause, l’ uso della voce e il ritmo, chi legge porge dei semi e chi ascolta li lascerà germogliare in immagini, pensieri, ricordi, emozioni, sensazioni.
La tecnica è tanto importante quanto la capacità interpretativa. Per leggere bene bisogna farsi, innanzitutto, comprendere. Si affronterà la dizione come strumento base, nei suoi vari ambiti:
- articolazione
- vocali aperte e chiuse
- le specificità delle consonanti
- annullamento della cadenza dialettale
- gestione del ritmo e del volume
Il lavoro sarà rafforzato dalla consapevolezza dell’ uso del diaframma, da cui scaturisce una vocalità piena e sana. Dopo un breve approccio teorico e fisiologico, seguiranno molti esercizi per essere sempre più in contatto col proprio respiro.Terzo passaggio è l’ analisi del testo, cioè la ricerca degli elementi su cui un interprete deve basarsi per restituire ciò che l’ autore ha scritto. È fondamentale quel che si dice “mettersi al servizio del testo”.
E, chiaramente, arriviamo all’ interpretazione, alla parte co-creativa, passaggio finale che non dimentica tutti i precedenti. Si lavorerà su:
- improvvisazioni teatrali
- giochi di ripetizione
- flessibilità intonativa
- brevi composizioni singole e di gruppo
Infine, apriremo uno spazio dedicato all’ascolto più intimo e profondo: quello con un microfono da studio. Con questo strumento indagheremo il rapporto tra voce e restituzione, tra l’emissione naturale e ciò che rimbalza nell’orecchio di chi ascolta — o nel nostro stesso riascolto. Registreremo, con le voci dei partecipanti, un libro scelto, attraversandolo con cura, ritmo e presenza. Ci sarà spazio anche per una breve introduzione alla tecnica della registrazione: come si comporta la voce quando viene “immortalata”? Cosa ci racconta di noi, quando viene ascoltata da fuori? E soprattutto, andremo alla ricerca di un’esperienza espressiva personale e divertente: come ciascuno può trovare il proprio modo, il proprio piacere e la propria autenticità nel registrarsi, nel mettersi in gioco, nel lasciare una traccia sonora.
Perché quando la voce incontra un microfono – anche semplice, anche casalingo – può nascere qualcosa di sorprendente: uno spazio nuovo in cui riconoscersi, giocare, risuonare. A volte, più forte del silenzio.