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Quando si parla di una persona diversamente abile, sempre viene descritta l’eccezionalità, la mutata fisiologia, la conseguenza patologica, ma quasi mai ciò che sta accanto alla disabilità, il contesto famigliare che l’accompagna, il “pacchetto di problemi aggiunti” che vengono quotidianamente affrontati tra le mura di casa – l’assistente in ritardo, le imprese tragicomiche per andare al bagno, la necessità di un aiuto anche per fare all’amore.

Il quotidiano rimane così un “affare di famiglia” – vissuto tra parenti e cari amici- mentre il mondo resta fuori, sul pianerottolo. Quel mondo che evita la diversità che non si avvicina e resta fuori della porta, per paura, indifferenza, o semplicemente perché non sa.
Il progetto “Affari di famiglia” nasce da questa considerazione e dalla voglia di raccogliere piccole e grandi storie famigliari e rielaborarle attraverso il linguaggio dell’arte, per riportarle, in maniera più incisiva e provocatoria, al vicino di casa.
L’idea nasce per caso, figlia di tanti discorsi e divagazioni sul tema in una delle tante giornate fuori conTesto.
Pian piano il progetto prende corpo, si fa sempre più vivo e dopo aver superato molteplici revisioni assume la forma di uno spettacolo corredato da una pubblicazione.
Centrale la coralità, prima di tutto per poter rendere al meglio le diverse sfumature di temi tanto complessi quali la disabilità e la famiglia ma anche per aumentarne l’impatto.

Il taglio voluto è quello della mostra collettiva, in cui differenti pezzi d’arte vengono accostati l’un l’altro con l’obiettivo di racchiudere in un unico spazio punti di vista di uno stesso tema.
Dalla mostra anche l’idea del catalogo, che conclude il percorso lasciando nelle mani dello spettatore sensazioni ed immagini dell’esperienza vissuta.

A tal proposito vengono coinvolte otto compagnie e relative regie, scelte in base al sentire comune in materia di teatro integrato, che arricchiscono il progetto di esperienza e nuovi stimoli.
Il gruppo di lavoro al completo risulta così composto: Compagnia Amleto in viaggio con la regia Felizitas Scheich e Elisabetta Moretti, Compagnia fuori conTesto con la regia di Emilia Martinelli, Compagnia Isole Comprese Teatro con la regia di Alessandro Fantechi e Elena Turchi, Compagnia Ottavo Giorno con la coreografia di Marina Giacometti e la regia di Nicola Coppo, Simonarte Dance Company con le coreografie di Simona Atzori, Compagnia Teatro Buffo con la regia di Davide Marzattinocci, Compagnia Teatro Prova con Associazione culturale In volo con la regia di Andrea Rodegher e Chiara Carrara e l’Orchestra Integrata I Pezzi di Ricambio diretta da Fabio Buccioli.
Tutto è pronto ma, nonostante l’entusiasmo con cui viene accolto dalle diverse realtà a cui viene proposto, il progetto rimane per molto tempo sulla carta poiché particolarmente ambizioso in termini di risorse economiche necessarie.
Poi l’incontro fortunato con Eureka Primo Onlus che accoglie l’idea sentendola subito nelle proprie corde e si adopera per la sua realizzazione.
Così viene redatta un’ultima versione del piano di lavoro e presentata al Consiglio dei Ministri-Dipartimento Pari Opportunità che decide di finanziarlo.

Il progetto prende l’avvio e tutte le compagnie vengono coinvolte nell’individuare il proprio modo “di stare” nello spettacolo.
Ogni gruppo è libero di dare la propria lettura, unico spunto su cui improvvisare gli “affari di famiglia” delle famiglie con disabilità.

Ognuno confeziona un prodotto a sé e le singole pièces, ciascuna con il proprio tratto e la propria regia, vengono cucite assieme da un’unica mano con l’obiettivo di offrire allo spettatore un’esperienza in cui si sentirà il “vicino di casa”, invitato ad entrare oppure intruso furtivo, e sarà trascinato nelle vicende di otto diverse famiglie con disabilità.
Lo spettacolo, andato in scena il 21 dicembre 2011 al teatro Vascello di Roma, fa il tutto esaurito e raccoglie un notevole successo di critica e di pubblico.
L’intero progetto ha visto il coinvolgimento di moltissime persone: 9 registi, 2 coreografi, 5 musicisti, 1 tecnico luci, 1 fonico, 2 fotografi, 2 operatori video e 70 tra attori e danzatori e, tra palcoscenico e foyer, gli otto gruppi si sono alternati, entrando uno negli “affari” dell’altro:

Pezzi di Ricambio ha cantato con grinta i brani che risuonavano nei giradischi di famiglia, smontati e riscritti per esprimere meglio quello che manca.
Ottavo Giorno ha mostrato l’armonia dei gesti e la grazia alternativa di un quotidiano “diverso”.
Fuori Contesto ha raccontato una madre, – la sua fragilità, la sua forza, il suo bene, il suo male, l’amore per una figlia che muovendo da lei ha costruito la sua autonomia e di un sognatore, Mimmo, che vagheggia ogni giorno una musica nuova.
Teatro Prova con “In Volo” ha acceso la luce su chi aiuta, ma troppo, fino a sostituirsi a chi ha bisogno di ben altro.
Teatro Isole Comprese ha smosso le viscere con la storia di un rapporto carnale fatto di controversie e, in una seconda parte, amplifica l’urlo inascoltato di chi, ai margini, conosce la verità.
Simona Atzori si è mostrata come una “farfalla con ali invisibili” che si specchia nella sua vita e si accorge che non le manca proprio nulla per essere felice.
Amleto in viaggio ha trascinato in una vicenda famigliare paradossale, dove un padre tenta l’impossibile pur di liberarsi dai suoi fardelli.
Teatro Buffo ha portato all’estremo il gesto quotidiano, lo amplifica, lo rovescia, lo elude.

 

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